Orciano - Centro Storico
Attraversando le Terre Roveresche, lo sguardo può facilmente essere catturato da due sagome alte e slanciate che si innalzano sulla cima del colle di Orciano: la Torre civica campanaria e la famosa Torre Malatestiana che sorvegliano l’abitato dell’antico castello. La Torre Malatestiana fu fatta erigere nel 1348 da Galeotto Malatesta come vedetta per controllare gli animosi Orcianesi, rei di essersi ribellati contro l’autorità signorile e le insostenibili tasse imposte. La base della splendida torre costituisce un corpo unico con la sottostante Chiesa di Santa Maria Nuova, realizzata nel 1492 su progetto di Baccio Pontelli. L’interno della Chiesa è sobrio ed elegante, con il delicato intonaco bianco e il curioso gioco di oculi ciechi e aperti distribuiti sulla cupola e sulle volte, ma ciò che colpisce maggiormente è il meraviglioso ingresso. Il portale è scolpito in pietra bianca a forma di tabernacolo, con due colonne scanalate a capitelli corinzi e preziosi fregi in bassorilievo, che danno la sensazione di entrare in un antico tempio greco. C’è chi ha azzardato perfino la mano di Raffaello nel disegno di questo portale, anche se non esistono documenti al riguardo. Proseguendo in direzione della graziosa piazzetta Giò Pomodoro, troviamo il Museo della Corda e del Mattone, un luogo nato per mantenere viva la memoria delle tradizioni e delle attività artigianali tipiche della storia orcianese. Nella prima sala del museo l’attenzione è rivolta alla produzione del mattone, un manufatto frutto della terra, del fuoco, dell’acqua e del sapere dell’uomo, di cui sono esposti vari esempi, oltre a un’ampia documentazione storica e fotografica dell’antica Fornace. La seconda sala è dedicata al lavoro dei “cordai”, un’eccellenza artigianale di Orciano, che rifornivano con le loro funi la marineria di tutte le Marche. La canapa grezza veniva cardata e filata con l’ausilio di macchinari perfettamente conservati, in un lavoro che vedeva coinvolti i lavoratori esperti, ma anche i figli o i nipoti che aiutavano nelle fasi più semplici della lavorazione, pronti a carpire i segreti del mestiere e a ereditarne la tradizione.
Attraversando le Terre Roveresche, lo sguardo può facilmente essere catturato da due sagome alte e slanciate che si innalzano sulla cima del colle di Orciano: la Torre civica campanaria e la famosa Torre Malatestiana che sorvegliano l’abitato dell’antico castello. La Torre Malatestiana fu fatta erigere nel 1348 da Galeotto Malatesta come vedetta per controllare gli animosi Orcianesi, rei di essersi ribellati contro l’autorità signorile e le insostenibili tasse imposte. La base della splendida torre costituisce un corpo unico con la sottostante Chiesa di Santa Maria Nuova, realizzata nel 1492 su progetto di Baccio Pontelli. L’interno della Chiesa è sobrio ed elegante, con il delicato intonaco bianco e il curioso gioco di oculi ciechi e aperti distribuiti sulla cupola e sulle volte, ma ciò che colpisce maggiormente è il meraviglioso ingresso. Il portale è scolpito in pietra bianca a forma di tabernacolo, con due colonne scanalate a capitelli corinzi e preziosi fregi in bassorilievo, che danno la sensazione di entrare in un antico tempio greco. C’è chi ha azzardato perfino la mano di Raffaello nel disegno di questo portale, anche se non esistono documenti al riguardo. Proseguendo in direzione della graziosa piazzetta Giò Pomodoro, troviamo il Museo della Corda e del Mattone, un luogo nato per mantenere viva la memoria delle tradizioni e delle attività artigianali tipiche della storia orcianese. Nella prima sala del museo l’attenzione è rivolta alla produzione del mattone, un manufatto frutto della terra, del fuoco, dell’acqua e del sapere dell’uomo, di cui sono esposti vari esempi, oltre a un’ampia documentazione storica e fotografica dell’antica Fornace. La seconda sala è dedicata al lavoro dei “cordai”, un’eccellenza artigianale di Orciano, che rifornivano con le loro funi la marineria di tutte le Marche. La canapa grezza veniva cardata e filata con l’ausilio di macchinari perfettamente conservati, in un lavoro che vedeva coinvolti i lavoratori esperti, ma anche i figli o i nipoti che aiutavano nelle fasi più semplici della lavorazione, pronti a carpire i segreti del mestiere e a ereditarne la tradizione.